lunedì 21 + martedì 22 > venerdì 25 + sabato 26 giugno
mk
Uno stato eternamente nascente
In questa proposta doppia (a clessidra: due globi e una strozzatura centrale affollata di possibilità) facciamo riferimento ad un mescolamento caotico, non condizionato dal linguaggio o dalla materia corporea, ma dalle intenzioni dei corpi: è come se, col progredire della ricerca coreografica, i confini tra le cose e dunque i confini tra i corpi non vengano più stabiliti dalla loro essenza ma da intenzioni ambientali. Un corpo è qualcosa che mantiene la sua struttura solo per un po’ e sempre in relazione ad un evento per poi passare a qualcos’altro. Dislocare.
Impossibile considerare questi pezzi come aventi un inizio e una fine. Siamo piuttosto totalmente dedicati a simulazioni di prossimità, senza esito.
lunedì 21 + martedì 22 giugno
<Abbandono>
Nell’incertezza di posizione che ogni paesaggio (ogni ‘aperto’) offre al performer – che altro fare se non favorire la propria ritirata? – ci si assembla, si sta vicino al ritmo irregolare dello scambio tra il fisiologico ed il fisico, a distanza da tutto il resto, una separazione necessaria allo squagliarsi delle figure all’orizzonte.
E forse immaginare la nascita di un Istituto di alti studi coreografici (pomposamente, ma in mezzo alla sterpaglia), che non fa altro che creare le condizioni perché i corpi si possano immergere nello studio della propria intenzionalità, uno studio esclusivo per la creazione dell’ambiente.
Ora, la naturalezza non è che il preambolo o la porta d’ingresso dell’intimità. In ogni caso è la buona tattica – una tattica senza tattica, che disfa ogni tattica – che a essa conduce. O meglio, vi conduce senza condurre, dato che l’intimità è priva di finalità o, piuttosto, può avvenire solo attraverso l’abbandono di ogni finalità. (FJ)
venerdì 25 + sabato 26 giugno
<Simulazione di prossimità>
Un assemblaggio ‘da prato’, pensato per costruire l’intesa tra i corpi a partire dall’utilizzo della parola senza oggetto: il parlottio come tramite di un’alleanza fisiologica e momentanea nell’erba.
Seduta. Sedersi nel mezzo di una scacchiera (pic-nic) di performer che dicono una pièce, mentre la ascoltano all’auricolare. La piéce è composta dall’assemblaggio di pacchetti di conversazioni preregistrate colte in giro, stralci di concetti trascritti fedelmente e riorganizzati. La scelta di chi dice cosa è presa sul momento, è ambientale. L’unico audio altro viene solo dai telefoni. Un Kecac di periferia senza ritmo di comunità, drammatico e privato come la scomparsa della tua playlist. Scartare cose in continuazione o in genere, produrre rifiuti. Stare tra i propri rifiuti.
La parola che non dice niente di importante, ma intrattiene l’intimità, non ha propriamente ‘senso’, ma non è neppure insensata: dice o, piuttosto, fa sempre la stessa cosa; è a suo modo ‘performativa’ perché veicola e ravviva l’alleanza iniziata. Chiamandola ‘parlottio’, Rousseau, della parola dell’intimità, ha sottolineato contemporaneamente due cose: da una parte, essa dice solo futilità, non si occupa di niente di preciso; ma, dall’altra, anche se tale futilità non è significativa non per questo è meno espressiva. E’ espressiva di una vitalità (come lo è il parlottio dei bambini), di un’intimità che reclama i suoi diritti e vuol far sentire le sue esigenze. Quello che importa è, infatti, far passare, dall’uno all’altro, tra due e dispiegandone il tra, la qualità di uno scambio, senza che questo abbia per forza un oggetto. La parola dell’intimità ha la sua legittimità, non perché trasmette un messaggio, ma perché assicura (rassicura) del ‘dopo’; comunica, non tanto un’informazione, quanto un’intesa. … Poiché la parola non è dettata da alcuna necessità o da una qualche intenzione, non ha nemmeno ragione di arrestarsi. Il proprio del ‘parlottio’ è il fluire: fluisce come una fonte che irriga lo spazio intimo. Poiché non cerca di dire precisamente questo o quello, e non ha nemmeno detto di più dopo che prima (non è ‘discorso’), questa parola non può che continuare a dire, o piuttosto, a ‘intrattenere’. (FJ)
mk, formazione di punta della ricerca coreografica contemporanea italiana nata nel 1999 a Roma, ruota intorno ad un nucleo originario di performer e progettualità condivise e trasversali. Le diverse collaborazioni, l’accoglienza di performer esterni, l’intricata rete di laboratori sperimentali contribuiscono a rapidi spostamenti degli obiettivi del gruppo, che si interessa alla costruzione di prototipi di habitat estemporanei. Al fondo c’è il desiderio di praticare la via dello spettacolo lasciando intatta l’ambivalenza di ogni corpo. Nel 2016 il gruppo inizia un’indagine immersiva sul paesaggio e la prospettiva adattabile a qualsiasi orizzonte urbano e in parallelo lavora sul moto perpetuo e il movimento puro costruito per un folto numero intercambiabile di interpreti. Dal 2020, con Pezzi anatomici, comincia un nuovo ciclo di indagine aperta al pubblico in tutte le sue fasi, costruita intorno al lavoro di ricerca in sala prove e alla coabitazione con altre realtà. Dal 2020 mk è invitato in residenza al Teatro India di Roma nel progetto Oceano Indiano, contesto che ha anche prodotto le trasmissioni di Radio India. Alla circuitazione degli spettacoli si affianca una intensa attività di conferenze, laboratori e proposte sperimentali, tra le quali la Piattaforma della Danza Balinese, e un dialogo costante con importanti scuole e università italiane interessate alla sperimentazione coreografica. www.mkonline.it
Michele Di Stefano si occupa di coreografia e performance con il gruppo mk, che fonda nel 1999 come progetto autodidatta di ricerca corporea. Figura centrale della danza italiana, è un esploratore di sistemi coreografici e campi dinamici che ridefiniscono costantemente il rapporto tra progetto individuale e sistema generale di movimento. E’ curatore di BUFFALO al PalaExpo/MACRO per il Teatro di Roma, di quattro edizioni di Tropici all’Angelo Mai a Roma, e co-curatore della sezione Giacimenta per Matera 2019. Nel 2014 gli viene assegnato il Leone d’argento al 9. Festival Internazionale di danza contemporanea della Biennale di Venezia.
Biagio Caravano, danzatore, performer e musicista, ha approfondito molti aspetti della ricerca corporea in relazione al suono. Formatosi come musicista con il gruppo musicale Sound Box a fine anni ’80 effettua tour in Italia, ex Unione sovietica e Gran Bretagna. A partire dal 1990 si dedica allo studio della tromba ed all’elettronica, componendo musica e ambienti sonori per il teatro e la danza. E’ uno dei fondatori del gruppo mk. Collabora inoltre alla realizzazione di workshop, ateliers e laboratori coreografici e tiene corsi regolari alla Scuola Paolo Grassi di Milano.
Loredana Tarnovschi, nata a Balti in Moldavia, studia Teatro-Danza alla Scuola Civica Paolo Grassi di Milano. Dal 2016 collabora come danzatrice, ricercatrice e performer con Michele Di Stefano (mk), Alessandro Carboni e Ariella Vidach (Aiep). Nel 2019 insieme a Sofia Casprini e Andrea Giomi crea H-UR, progetto dedicato alla ricerca coreografica improntato sull’utilizzo delle nuove tecnologie in relazione al biomorfismo e all’arte visiva. Si specializza inoltre nell’utilizzo della voce e del tamburo come strumenti di guarigione e lavora nell’ambito della terapia d’aiuto con tecniche quali l’RTT e Somatic Experiencing.
Andrea Dionisi, cresciuto tra le montagne dell’entroterra laziale, a Leonessa. Con mk dal 2014, si dedica a cosmologie fisiche e spazi vuoti. Dal carattere spigoloso leggermente smussato da meditazioni ed età, si sposta rigorosamente in moto, inverno compreso. Pratica equilibrio su fettucce di nylon o poliestere. Ultimamente ha ricevuto chiari segnali da madre terra.
Francesca Linnea Ugolini, nata a Torino, studia a lungo danza classica e pratica il basket. Si diploma in danza contemporanea a Madrid e si laurea al DAMS di Torino. Danza nel gruppo mk, suona il pianoforte e fa volontariato.
Sebastiano Geronimo lavora stabilmente come danzatore con il gruppo mk. Dopo essersi diplomato alla Scuola Teatro Paolo Grassi di Milano nel 2016, collabora periodicamente a produzioni di opere liriche e di altri artisti del panorama della danza e del teatro come attore. Suona la chitarra e il piano. Si definisce un abile tuttofare.
<Abbandono>
concept e coreografia Michele Di Stefano
con Andrea Dionisi, Biagio Caravano, Francesca Ugolini, Loredana Tarnovschi, Michele Di Stefano, Sebastiano Geronimo
produzione KLm, Xing/Live Arts Week
<Simulazione di Prossimità>
concept Michele Di Stefano
pièce audio Massimo Conti, Michele Di Stefano
con Massimo Conti, Michele Di Stefano, Giuseppe Vincent Giampino, Renato Grieco, Valentina Lucchetti, Sara Manente, Gina Monaco, Roberta Mosca, Cristina Kristal Rizzo, Benedetta Favilli, Alba Nannini e Davide
produzione KLm, Xing/Live Arts Week